Il territorio comunale di Corigliano Calabro è esteso per 19.600 ettari dei quali i 4/5 sono terreni pianeggianti ed 1/5 del suo territorio è costituito da colline e zone montagnose. Queste ultime comprendono le propaggini della presila Greca raggiungendo in località Femminamorta la quota più elevata a m. 1723.
La parte Nord-Est sottende l’arco di costa del mare Jonio compreso tra il fiume Crati che ne delimita il confine con quello di Cassano ed il torrente Cino che ne segna il territorio con quello del Comune di Rossano; a seguire i Comuni di Longobucco, Acri, San Giorgio, Vaccarizzo, San Cosmo, San Demetrio Corone, Terranova da Sibari e Spezzano Albanese delimitano i confini da Sud, da Ovest e da Nord.
La temperatura (valore medio) è di 16° con rari massimi di 35° nei mesi più caldi mentre d’inverno raramente si scende sotto gli 0°.

Le Coste

La zona costiera coriglianese con i suoi 12 km di spiaggia costituisce la “freccia” di quell’arco naturale che è la Piana di Sibari, alternando luoghi incontaminati a spazi turistico-balneari attrezzati.
La caratteristica di queste spiagge è la presenza, in prossimità della riva, di sabbia e pietrisco di piccole dimensioni alla marina di Schiavonea e di Fabrizio, mentre salendo verso nord, superata la zona del Porto di Corigliano e giungendo ai Salici, questa si presenta soffice, allungandosi dalla pineta sino al mare.

Il borgo marinaro della Schiavonea, oggi grosso centro turistico-balneare della Calabria, vanta la più grossa flotta peschereccia, annoverata come la prima della regione, che trova riparo nel grande Porto di Corigliano interamente scavato nella terraferma lungo la linea di costa.
Il Porto di Corigliano nasce nel 1958 ad opera della Cassa per il Mezzogiorno che presenta il progetto della struttura portuale a cui fa seguito, nel 1965, il Piano Regolatore del Porto.
La realizzazione del porto di Corigliano è inserito nel contesto più ampio dei processi di riconversione industriale degli anni ’60-’70.
Poco distante sorge il Mercato Ittico di Schiavonea, un moderno edificio ove si tiene da lunedì a giovedì di ogni settimana, a partire dalle 17, un asta del pescato giornaliero di cui il mercato stesso è mediatore. Il mercato è dotato di riconoscimento CE ed è gestita da una società consortile pubblico-privata denominata Meris.

La Pesca

La marineria di Corigliano è la più grande della Calabria e tra le più significative dell’intero Mezzogiorno. L’economia complessiva di questo nucleo urbano trova nella pesca la maggiore fonte di reddito, che, tra i pescatori ed attività indotte, coinvolge oltre mille addetti.
La stragrande maggioranza dei pescatori esercita la piccola pesca artigianale a strascico. Storicamente, l’attività più significativa è rappresentata dalla pesca del “novellame” per consumo. A tal proposito i dati forniti dal Ministero delle Politiche Agricole confermano l’importanza della pesca del “novellame” nel litorale ionico cosentino.

La Natura

Passando attraverso il territorio di Corigliano è possibile incontrare una enorme varietà di paesaggi e di vegetazione che si rincorrono, tra il mare e la preSila, in poco meno di 5 km. Da Piano di Caruso a Giustopago è possibile immergersi in boschi e sentieri suggestivi sia per la fitta vegetazione sia per i tanti animali che popolano questi luoghi: ghiri, scoiattoli, cinghiali, mentre dalle cime impervie si può ammirare il volo di un falco.
Scendendo giù, verso valle, in mezzo alla fertile Piana di Sibari attraversata dai tanti corsi d’acqua che ne disegnano una scacchiera naturale, possiamo immergerci nei ricchi “giardini” agrumeti e nei secolari uliveti che dominano le colline intorno al centro storico.
Il Crati è il corso d’acqua che ha il bacino più esteso in Calabria, ben 2.440 kmq, e raggiungendo la costa, grazie anche alle acque del torrente Coscile, si allarga in una foce che è praticamente un piccolo delta, ma soprattutto un vero paradiso naturale al confine tra l’acqua e la terra.
Altro luogo suggestivo è la Riserva Naturale Regionale della Foce del Crati che segna, a Nord, il confine con Cassano allo Jonio.Questa riserva è dotata di due Centri Visitatori e si estende per 400 ha, tutelando una delle zone umide più importanti della Calabria.

Agricoltura

Il verde intenso degli ulivi delle colline che fanno da cornice al centro storico di Corigliano ed il suo comprensorio posto al baricentro della più vasta pianura della Calabria hanno sempre avuto un ruolo importante nel settore agricolo.
La sua fertilissima pianura posta tra il fiume Crati ed il Torrente Cino ha consentito nel tempo un’agricoltura non di semplice sussistenza ma di base per la sua economia e per i suoi commerci.
L’ulivo, una delle piante arboree coltivate più importanti del mediterraneo, cresceva spontaneamente in tutto il bacino del mediterraneo, ma la pianta selvatica e spinosa olea oleaster, ogliastro, dà frutti amari e di piccolissima taglia non commestibili; sono i coloni greci che diffondono l’ulivo nel bacino del mediterraneo occidentale; Strabone ricorda che i centri di produzione più noti sono in Magna Grecia, nella regione di Thurii e di Taranto.
Le specie di agrumi sono tutte originarie dell’India e dell’estremo oriente, regioni nelle quali la loro coltura rimonta a tempi estremamente lontani e pervennero a noi in epoche diverse. Ma è fra l’arancio e l’agricoltore di Corigliano che storicamente c’è sempre stato un amore particolare. Le prime coltivazioni iniziano nella valle dei mulini e nella valle di lecco, riparate dai rigori dei venti di tramontana e ricche d’acqua. Man mano “la valle del pendino” con i Saluzzo prima e successivamente con i Compagna ne è tuttora un esempio.
Sicuramente l’oculata scelta di alcune varietà di agrumi, l’acquisizione di nuove e più approfondite conoscenze tecniche ed agronomiche hanno fatto si che Corigliano potesse assumere un ruolo di riferimento importante fra i comuni produttori di agrumi ed in particolare i produttori di clementine.
Senza dubbio alcuno le clementine di Corigliano, per fortunate condizioni microclimatiche e geologiche sono le migliori attualmente presenti sul mercato nazionale ed estero per precocità, sapidità e produttività. Esse rappresentano, ormai, il 50% dell’intera produzione di agrumi.