È stata inaugurata ieri 8 marzo, in occasione della festa delle donne, la mostra di Mena Romio, Attimi fuggenti, presso il Gallery Caffè.
Voler fissare visioni fuggitive è il tema di questo mio lavoro fotografico. Fin dai suoi albori, la fotografia ha cercato di catturare in un click gli attimi della vita che ci passano davanti inesorabilmente e, per quanto simili e usuali, irripetibili.
A Parigi, il 6 gennaio 1839, all’accademia delle Scienze veniva annunciata la scoperta di Daguerre… Voler fissare visioni fuggitive era considerata un’impresa impossibile e, soprattutto, un sacrilegio. Si pensava che se Dio aveva creato l’uomo a propria immagine, nessuna macchina umana poteva fissare l’immagine di Dio. La fotografia sembrava così a dir poco diabolica. E il mondo della cultura in genere, per lungo tempo, considerò la fotografia inferiore rispetto alla pittura. Oggi tanta strada per fortuna è stata fatta a riguardo ed è ormai assodato che uno strumento tecnico, la macchina fotografica, possa esprimere sensazioni individuali. Ogni singolo scatto ha il potere di fermare il tempo, e fermare il tempo è da sempre uno dei sogni titanici dell’uomo: arrestare l’inesorabile panta rei, trovare soluzione alla caducità delle cose, renderle in qualche modo immortali.
I fotografi particolarmente dotati, quelli che possiedono l’arte della fotografia tanto da essere annoverati tra i Maestri, questo riescono a farlo così bene da trasformare un semplice click in un’opera d’arte.
Nella mia fotografia e, in particolare, in questa mostra ho cercato, a mio modo, di catturare situazioni quotidiane, visioni, ambienti, architetture, opere d’arte, oggetti … per fissarli oltre che nella mente anche sulla fotografia. Ma nel cogliere questi “attimi fuggenti” della mia vita ho voluto, servendomi di una semplice tecnica fotografica, “trasferire” sulla fotografia l’immediatezza dello sguardo, l’attimo fugace, il movimento di chi va di fretta, ma anche la soddisfazione di aver “conservato” l’emozione suscitata da quel … colpo d’occhio!
Quasi tutti gli scatti sono frutto di un gesto spontaneo e non studiato perché, riflettendo un po’ di più, quel click avrebbe perso la sua evanescenza, la sua immediatezza.
Le foto sono piene di colori perché riflettono il mio modo di vedere il mondo: a colori, anche quando lo viviamo per ATTIMI FUGGENTI.